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Questo del montaggio è uno degli elementi che caratterizza la narrazione di 5. Avevo abitato in Giappone, lavorato per gli editori di fumetti in quel paese, e cominciavo a capire quanto fosse interessante la loro visione del tempo. Il signor Tsutsumi, il mio editor alla Kodansha mi diceva:" non le piacciono i silenzi? Parlano quanto le scene dialogate, sa?". E io, abituato ai tempi di racconto occidentali in cui il silenzio è praticamente un lusso perché occupa pagine e sembra che non succeda nulla, ero incredulo. Mi sentivo come un bambino dimenticato in un negozio di giocattoli, con tutto il tempo davanti per potere divertirsi all'infinito.
Oggi, dopo anni da quei discorsi riguardo le mie tavole dei primi anni settanta e mi rendo conto che allora, quando ero ancora un dilettante, raccontavo lunghe sequenze mute. Credo che l'esperienza giapponese mi sia servita per approfondire delle cose che credevo dimenticate. E ha certamente confermato la mia idea di "fumetto a lungo respiro".